Rette non dovute malati di Alzheimer

Assistenza nel recupero delle rette di ricovero anziani e  malati di Alzheimer


Il costo del mantenimento di una persona anziana in casa di riposo è molto ingente, ma non tutti sanno che le rette di ricovero dei parenti anziani indigenti non sono dovute alla famiglia. A Parma, l’Avvocato Giovanni Franchi fornisce assistenza legale volta a guidare le famiglie nell'ottenimento di un risarcimento delle rette pagate, e non dovute, relative al mantenimento degli anziani o dei malati non autosufficienti nelle case di cura.
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Un’altra schiacciante vittoria di Konsumer e dell'avvocato Giovanni Franchi relativamente alle rette di ricovero dovute dalle persone affette da Alzheimer.


Un’altra schiacciante vittoria di Konsumer e dell'avvocato Giovanni Franchi relativamente alle rette di ricovero dovute dalle persone affette da Alzheimer, come pure da demenza senile, e dai loro congiunti


Importantissima sentenza del Tribunale di Firenze relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate a carico dei parenti di anziani affetti da Alzheimer. Ed analogo principio vale, ovviamente, per le persone colpite da demenza.

 

Nel caso in parola il marito e amministratore di sostegno a di una persona affetta da morbo di Alzheimer, ricoverata presso la  RSA Michelangelo della società LA VILLA SPA forza di un contratto da lui stipulato in data 2.7.19. con ricorso ex art 709 bis c.p.c. in data 3.5.2021 aveva chiesto al Tribunale di Firenze  di dichiarare che nulla era ed è dovuto dalla moglie e da lui  per  il suo ricovero presso  la RSA, per essere la retta a carico del Servizio Sanitario Regionale o, comunque dell’Azienda USL Toscana Centro.  

 

Nel corso del giudizio era stato nominato un Consulente Tecnico, il quale ha accertato che la paziente necessita di prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria. Prestazioni che, sempre a dire del CTU, vengono erogate dalla RSA e dai suoi sanitari.

 

Il Giudice Istruttore, a questo punto, ha invitato le parti ad intraprendere la c.d. mediazione obbligatoria, conclusasi con esisto negativo a causa del mancato accoglimento da parte di tutti i contendenti della proposta conciliativa del mediatore.

 

Il Tribunale, allora, con sentenza  in data 15 febbraio 2023 ha dichiarato che nulla era ed è dovuto dalla paziente e da suo marito per il suo ricovero presso la RSA Michelangelo della società LA VILLA Spa, per essere la retta, quella passata e quella futura, a carico del Servizio Sanitario Regionale;  la nullità dell’impegno assunto dal marito di provvedere al pagamento della retta di ricovero della moglie e conseguentemente condannato l’Azienda Usl Toscana Centro e La Villa, in persona del legale rappresentante, in via solidale e per quanto di rispettiva competenza, alla restituzione in favore dello stesso della somma di Euro 86.016,28 oltre interessi dalla sentenza fino al soddisfo; condannato l’Azienda Usl Toscana Centro e La Villa, in persona del legale., al pagamento in via solidale delle spese di lite a favore di Messina Giuseppe nonché di quelle di Ctu,  a carico delle parti soccombenti.

 

Per quel Giudice, in casi come questo,  quando, in altre partole, la persona affetta da Alzheimer o demenza ha necessità di prestazioni sanitarie, nulla può essere chiesto al paziente, come ai figli, anche  quando gli stessi  si siano impegnati.

 

Secondo l’avv. Giovanni Franchi, legale di Konsumer che ha tutelato il figlio, è questa una sentenza importantissima: la stessa si è uniformata alla costante giurisprudenza in materia, per la quale nulla può essere chiesto ai coniugi, figli o nipoti di persone affette da demenza e Alzheimer, ricoverate presso RSA.

 

Inoltre, sempre per l’avv. Franchi, vi è un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese vengono spontaneamente pagate da soggetti non obbligati, le stesse sono a carico del Servizio sanitario e vanno rimborsate, come accaduto nella specie.

 

Gli uffici Konsumer di tutte le Regioni sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti  e ottenere il rimborso di quanto versato.           



Un’altra vittoria dell’associazione Konsumer relativamente alle rette di ricovero dovute dalle persone affette da Alzheimer o demenza senile.

Avv. Franchi (Konsumer): “Quando vi è stretta correlazione tra prestazioni assistenziali e sanitarie, anche le prime devono essere a carico del SSN”

 Importantissima sentenza del Tribunale di Firenze relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e nelle strutture convenzionate a carico dei parenti dei malati di Alzheimer. Un principio che potrà, ovviamente, essere applicato anche per le persone affette da demenza senile di grado elevato.

 Una battaglia, quella per il riconoscimento del diritto ad un’assistenza qualificata gratuita, che l’associazione per la tutela dei consumatori Konsumer porta avanti da anni nelle aule dei tribunali di tutta Italia.

 In questo caso, la disputa era tra la nipote di una persona affetta da Alzheimer, che si era vista recapitare un decreto ingiuntivo ottenuto dall’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Firenze Montedomini, che gestisce la struttura RSA San Silvestro, presso la quale era ricoverata la nonna. Con questa azione legale, si richiedeva il pagamento di diverse rette di ricovero, per un totale di 18.803,70 euro, oltre interessi e spese. Ciò anche sulla base del contratto di ricovero, sottoscrivendo il quale la nipote si era impegnata a corrispondere gli importi mensili dovuti dalla nonna.

 Il Tribunale di Firenze, con una sentenza del 29 dicembre 2020, ha revocato il decreto ingiuntivo, dichiarando nullo ex art. 1418 c.c. il contratto contenente l’impegno assunto dalla nipote e condannato l’Azienda pubblica di Servizi alla Persona Firenze Montedomini alla restituzione delle rette di ricovero corrisposte fino a quel momento, pari a 7.767,05 euro, oltre interessi e spese legali.Nuovo paragrafo.

Per quel Giudice la norma cui fare riferimento è il D.P.C.M. 14 febbraio 2001, per il quale le prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria e quelle sanitarie a rilevanza sociale devono ritenersi gratuite per il paziente e i suoi familiari, in quanto erogate ed a carico del Fondo Sanitario Nazionale (oggi Regionale). E, poiché la documentazione prodotta dalla nipote dimostrava che “le prestazioni erogate alla nonna nel periodo di degenza rientravano nell’ambito di quelle sanitarie a rilevanza sociale o ad altra integrazione sanitaria, in quanto inserite in un programma di riabilitazione volte a rimuovere gli esiti degenerativi della patrologia”, la donna non avrebbe dovuto corrispondere alcunché. Inoltre, dovevano ritenersi nulli gli impegni fatti sottoscrivere a terzi, quali la nipote, di provvedere al pagamento della retta, in quanto contrari a norme imperative.

 

“Per noi questa è una grande soddisfazione, vedere riconosciuti e rispettati il diritto alla cura e alla dignità delle persone affette da patologie terribili come l’Alzheimer o la demenza senile. – Commenta l’avvocato Giovanni Franchi, legale di Konsumer che ha assistito la nipote della paziente – Questa è una sentenza importantissima, che si uniforma a quelle della Cassazione e della Corte d’Appello di Milano del 17.5.19, come pure a quelle che abbiamo ottenuto a Foggia (n. 11537/ 2020) e Monza (n. 617/17), per le quali quando vi sia stretta correlazione tra prestazioni assistenziali e quelle sanitarie, anche le prime sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale e non possono, invece, essere fatte pagare ai malati e ai loro parenti”.

 

“La sentenza del Tribunale di Firenze – prosegue per l’avv. Franchi – fa chiarezza sul fatto che dovendo considerarsi ‘prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria’, a carico del SSN, quelle di regola necessarie ai malati di Alzheimer e grave demenza senile. Inoltre, vi è un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese sono a carico del SSN, tutto ciò che è stato fino ad ora pagato alle RSA, deve essere rimborsato da queste ultime, con gli interessi nel frattempo maturati. Le stesse potranno, poi, rivalersi con il Servizio sanitario”.

 

Gli uffici Konsumer sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti come fatto, tra gli altri, a Firenze e Foggia e ottenere il rimborso di quanto versato. 



Vittoria di Konsumer e dell'avvocato Giovanni Franchi contro una RSA di Nettuno.
Importante passo in avanti per tutte le persone affette da Alzheimer e le loro famiglie 


 Ancora una vittoria di Konsumer, associazione per la tutela dei diritti dei consumatori, che segna un passo in avanti per tutte le persone affette da Alzheimer e le loro famiglie. Lo scorso 9 giugno 2020, infatti, il Tribunale di Velletri, con sentenza n. 847, ha revocato un decreto ingiuntivo ottenuto da Italcliniche s.r.l. nei confronti della figlia di una persona malata di Alzheimer, uniformandosi ad un orientamento ormai consolidato in materia.

Oggetto del provvedimento era il pagamento della rette di ricovero (dal 19.18.15 al 30.4.18) della madre dell’opponente, una donna ormai deceduta che era affetta da Alzheimer con grave decadimento cognitivo, con costante necessità di interventi terapeutici. La signora si trovava ricoverata presso la RSA “Casa degli Angeli Custodi”, di Nettuno. Le fatture relative ai pagamenti erano rimaste insolute, dopo che la figlia, su consiglio dell’avvocato Giovanni Franchi, legale di Konsumer esperto in materia e Presidente della sezione Emilia-Romagna di Konsumer, le aveva consigliato di inviare una lettera e sospendere i pagamenti.

Il Tribunale di Velletri ha dato ragione alla donna, revocando il decreto ingiuntivo, perché ha accolto l’eccezione d’incompetenza per territorio avanzata dall’ Avvocato Franchi, incompetenza derivante dal fatto che il paziente e il familiare che si è impegnato per lui devono ritenersi consumatori. Da questo assunto discende l’applicabilità dell’art. 33, comma 2, lett. u), d.lg. n. 206 del 2005 (codice del consumo), ai sensi del quale nelle controversie tra consumatore e professionista la competenza territoriale spetta al giudice del luogo in cui il consumatore ha la residenza o il domicilio elettivo. Quindi, dal momento che la figlia risiedeva e risiede tutt'ora in provincia Latina, ne consegue che sia quello di questa città il Tribunale al quale Italcliniche avrebbe dovuto chiedere l’emissione del decreto ingiuntivo nei suoi confronti.

“Si tratta di una sentenza importantissima, che conferma l’orientamento già espresso da altri Tribunali. – Commenta l’Avvocato Franchi – Ma il fatto di maggior rilievo è che, anche prescindendo dall'incompetenza per territorio, la giurisprudenza italiana sia sempre più dell’opinione che nulla sia dovuto dai malati di Alzheimer e dai figli che si sono obbligati per loro, quando questi abbiano bisogno di trattamenti sanitari connessi alle prestazioni assistenziali. Si tratta di cure necessarie alla sopravvivenza del paziente, per le quali non dovrebbe essere chiesta alcuna somma di denaro”.

Cosa dice la legge

Dall'anno 2000 l’art. 23 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" ha stabilito con chiarezza che, nei casi in cui le rette di ricovero anziani non siano sostenibili dall'anziano stesso, la spesa non è a carico dei familiari ma del Comune. I familiari, inoltre, oltre a non essere tenuti ad alcuni tipo di pagamento hanno diritto a richiedere la restituzione di tutte le rette di ricovero anziani già corrisposte negli ultimi 10 anni. Lo stesso vale per i parenti di persone non autosufficienti e con gravi handicap.

Tutela dei malati di Alzheimer

Il diritto del malato di Alzheimer è ancora più esteso: a marzo 2012 la Corte di Cassazione si è pronunciata stabilendo che la retta del ricovero presso enti pubblici o case di cure convenzionate deve essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Questo significa che il versamento delle rette di ricovero non può essere richiesto né al malato di Alzheimer, pur avendone la possibilità economica, né ai suoi parenti. Sia questi ultimi, inoltre, che gli eredi possono chiedere e ottenere la restituzione di tutte le rette pagate negli ultimi 10 anni.
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